CILE - Lettere di don Alessandro e don Ruben
Carissimi,
pubblichiamo i messaggi che riceviamo dal Cile, dove la nostra associazione è impegnata a collaborare al progetto di sostegno di una mensa dedicata ai più poveri, grazie alla quale famiglie, bambini, anziani e senzatetto possono usufruire dell'unico pasto indispensabile per poter vivere.
Ringraziamo don Stefano, don Ruben e don Alessandro che offrono la propria vita come missionari per abbracciare i bisogni dei più poveri.
Grazie anche a tutti voi per l’aiuto che offrite, attraverso l'associazione, a questa piccola e preziossisima opera.
Il bene che si compie verso chi ha bisogno e soffre è un grande dono d'amore.
ASSOCIAZIONE KAY LA - ONLUS
NATALE 2018
Cari Amici della Associazione Kayla,
mi faccio vivo in occasione del Natale ormai prossimo con un piccolo pensiero: una lettera che è stata per me come una luce nel contesto di oscurità della fede del tempo presente.
L’antefatto è una riunione degli agenti pastorali della nostra parrocchia.
L’ordine del giorno prevedeva di discutere sull’opportunità di organizzare la recita del rosario dentro la chiesa oppure nelle case e piazze del quartiere (qui in Cile il mese mariano va dall’8 di novembre all’8 di dicembre).
Di fronte all’impossibilità di trovare un accordo e al prevalere di un clima di contrapposizione, mi infervoro e comincio a difendere le ragioni di una proposta più missionaria e vicina alla gente che non frequenta normalmente la Chiesa.
A fare da controparte si erge Ximena, sostenendo in modo irruente che le novità rispetto alle consuetudini consolidate non si possono introdurre senza un’adesione cordiale delle persone coinvolte. La riunione termina con l’approvazione della mia scelta, ma più sopportata che condivisa.
Alla fine dell’assemblea rimaniamo a riordinare la sala Ximena, suo marito ed io, un po’ abbacchiato per non aver saputo coinvolgere gli altri.
Al momento di salutarci, vedo in lei due occhi gonfi dalle lacrime e un abbraccio più stretto del solito. Di colpo vengono giù tutte le barricate della contrapposizione e me ne torno a casa con la curiosità destata da quell’insolita e tanto repentina rappacificazione.
Nella lettera che col suo permesso riporto, mi spiega il motivo della sorpresa.
“Ricominciare non è qualcosa che si possa dare per scontato, perché è il frutto di una grazia.
Ricominciare tutti i giorni nella relazione con gli altri è una grazia, la grazia di poter non rimanere ingabbiati in una visione definitiva delle cose, delle situazioni e delle persone.
Parole come avvenimento, memoria di Cristo, cedere, povertà di Spirito e tante altre prima erano sconosciute per me; oggi invece si fanno latenti nelle mie giornate. Mentre scrivo, penso a come va la mia fede di questi tempi.
Penso ai rapporti con le persone che mi circondano, a mio marito, al mio matrimonio che è pieno di alti e bassi e al fatto che le crisi sono superate semplicemente abbandonandomi in Cristo … Mi spiego?
Di fronte a una difficoltà qualsiasi il mio atteggiamento reattivo, appassionato, egoista e individualista mi aveva portato alla confusione. Dio o Satana, il richiamo del mistero di Cristo o il richiamo viscerale del mondo: è diventata una coscienza.
Ci sono persone che arrivano in chiesa con un atteggiamento farisaico, alzando barriere, intossicando l’ambiente (a volte io stessa lo faccio).
Fondamentalmente, ho cominciato a pensare al mio di atteggiamento: a quello che potrei offrire senza porre la speranza nell’altro. Non mi aspetto niente dal prossimo, non pretendo nulla.
Poi penso che l’atteggiamento di chi ho davanti non è misura della sua persona e di conseguenza non mi può dare una visione definitiva di essa.
Continuo a far memoria di Cristo, di come crea situazioni giornaliere che ci spingono nella direzione giusta e riconosco che l’altro è un regalo, mi é dato gratuitamente, non è frutto del caso.
Tutto questo, anche se può sembrare lungo, succede in millesimi di secondo (ho perfino migliorato i miei tempi).
L’imbattersi con le persone si trasforma automaticamente in un cedere, è un abbandonarsi in Cristo perché sono certa che quello che succede é dato da Lui ed ha uno scopo.
Il mio ragionamento mi conduce ad agire con affetto, è una passione per l’altro che non viene da me, è come se un Altro prendesse le redini di me stessa. Gli amici della parrocchia, il sacerdote, la persona che viene in chiesa in cerca di qualcosa, mio figlio, il mio sposo, i miei genitori, tutti coloro in cui m’imbatto sono un regalo di Dio.
O meglio: sarà forse che sono un regalo di Dio e io me lo sto perdendo per il sussurro del demonio che mi vuol far uscire di strada? Ho ceduto a guardare in modo diverso, ad ascoltare in altra maniera, ad avere fiducia di ciò che Dio mi pone davanti agli occhi. Ho capito che ciò di cui ho più bisogno e il tempo in cui deve darsi la risposta non sono quelli che ho in mente io.
Tutto succede nel momento giusto e ogni giorno si trasforma nell’occasione di dimostrare a Dio che sono certa di Lui.”
La lettera è indubbiamente una testimonianza del metodo dell’incarnazione che celebreremo tra poco, quel potere dello Spirito di Cristo di entrare nella “carne” dell’esistenza e creare un movimento diverso dal di dentro della persona.
Sono certo di questo perché a una settimana dal fatto, Ximena aveva di nuovo uno sguardo scettico sulle cose della vita. E questo, paradossalmente, mi ha riempito di pace: non è una perfezione raggiunta ció che sostiene, ma la certezza ben più solida dell’azione di Dio che entrerà di nuovo a cambiare di segno l’esperienza nella sua concretezza quotidiana.
Un abbraccio e i miei migliori auguri di Buon Natale.
don Stefano
Nella foto, alcuni dei nostri agenti pastorali